Quello della ricerca interna è un report non sempre ben conosciuto e talvolta sottovalutato all’interno di Google Analytics che però, se ben sfruttato, può fornire degli spunti utili per miglioramenti in ottica di CRO. Il motore di ricerca interno, infatti, è uno strumento di assistenza per l’utente, ma in un sito che offre un’esperienza ottimale il suo utilizzo dovrebbe essere minimo.
Report delle parole chiave: dall’analisi all’azione
Questa sezione di Google Analytics ci dice quali sono i termini digitati dagli utenti nel motore di ricerca interno al sito e che cosa fanno questi utenti dopo aver fatto la ricerca. Alcuni di essi lasciano il sito, altri approfondiscono la ricerca, altri ancora visitano le pagine dei risultati.
Se una pagina del sito genera molte ricerche, è probabile che abbia dei contenuti incompleti o poco chiari. Tipicamente significa che gli utenti arrivano in quella pagina aspettandosi di trovare un certo prodotto o contenuto, ma così non avviene e ciò dovrebbe scatenare 3 riflessioni.
Chiediamoci se il prodotto ha un nome diverso da quello che l’utente si aspetta
Questo capita di frequente nei settori in cui i prodotti hanno nomi più tecnici, e in questo caso le keyword cercate ci dicono il nome che gli utenti comunemente danno a quel prodotto, oppure sotto a quale categoria si aspettano di trovarlo. Ad esempio un sito di stampa digitale che inserisce un prodotto sotto il nome di “brossura fresata” potrà aspettarsi che molti utenti cerchino “rilegatura con colla” o “brossura incollata” riferendosi a quel prodotto.
Controlliamo le keyword SEO
Un’altra problematica connessa alle pagine con un maggiore utilizzo della ricerca interna potrebbe riguardare la SEO: se una pagina si posiziona per una keyword non pertinente (ad esempio cercando “shampoo” si arriva nella categoria dei bagno schiuma), l’utente troverà contenuti che non rispondono alle sue esigenze e si avrà nel migliore dei casi un utilizzo della ricerca interna oppure del menù di navigazione, e nel peggiore dei casi un bounce, cioè un abbandono del sito. L’analisi delle keyword di ricerca utilizzate dagli utenti può anche fungere da spunto per ampliare le keyword in target e quelle posizionate (e allo stesso modo anche per fare campagne pay per click).
Analizziamo il flusso di navigazione
Quando la ricerca interna si svolge in pagine che non sono tipicamente di atterraggio ma fanno parte della navigazione interna, come ad esempio l’area personale o il carrello, dovremmo rizzare le antenne nei confronti della user experience del nostro sito e chiederci se alcune funzioni siano facilmente individuabili ed accessibili. Spesso accade che gli utenti nel carrello cerchino come modificare l’indirizzo di fatturazione e/o di spedizione, o che dopo aver effettuato l’accesso nell’area personale cerchino come revocare l’iscrizione alla newsletter o come vedere gli ordini in sospeso o lo stato dei resi.
Questi dati possono essere il trigger per analisi CRO più approfondite e per degli A/B test che permettano di capire qual è la configurazione che dà all’utente l’esperienza complessiva migliore.
Chiaramente, come in ogni ambito, l’analisi andrà contestualizzata sul singolo sito, ma le opportunità che possono scatenare dall’analisi della ricerca interna sono molto ampie, fino a sconfinare al di fuori del marketing digitale: non è raro infatti che un ampliamento della gamma prodotto sia scaturito proprio dal fatto che molti utenti cercassero un prodotto correlato non presente nell’offerta commerciale del sito.
Maggiori dettagli sono presenti nel nostro libro “SEO per Store Manager” dove analizziamo ogni singolo aspetto della ricerca avanzata interna all’ecommerce come ad esempio:
- visualizzazione ricerche recenti
- possibilità di pre filtrare le categorie
- mettere in evidenza alcune categorie rispetto ad altre
- visualizzare uno skeleton screen in caso di scarsa connessione
Eccovi il link al libro: SEO per Store Manager.