Orphan Pages: Cosa sono e come trovarle con Screaming Frog

Chiunque gestisca un sito, grande o piccolo, sa che ogni tanto può capitare che alcune pagine restino fuori dai radar.

Il lato positivo è che queste “pagine orfane” sono anche un’occasione perfetta per dare un boost alla SEO!

In questo appuntamento con la SEO Tech Academy vediamo il metodo operativo per scovarle, riscoprirle e rimetterle a valore usando Screaming Frog.

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Cosa sono le Orphan Pages (o “pagine orfane”)

Le Orphan Pages, in italiano “pagine orfane”, sono pagine pubbliche e teoricamente indicizzabili di un sito web che, però, non ricevono alcun collegamento interno.

Non esistono link da altre sezioni del sito che rimandino a loro: non sono raggiungibili dal menu di navigazione, da categorie o da articoli correlati. Sono contenuti che, pur essendo vivi all’interno del dominio, si trovano completamente scollegati dal resto dell’architettura.

In sostanza, sono pagine invisibili alla rete di relazioni che struttura un sito. Non essendo connesse, i crawler non riescono a trovarle durante la navigazione convenzionale del sito, a meno che non vengano segnalate in altri modi — ad esempio nella sitemap XML. Ma anche in quel caso, la loro assenza dalla rete di link interna ne limita fortemente la visibilità e il valore percepito dagli algoritmi dei motori di ricerca.

Spesso si tratta di contenuti creati in passato e dimenticati, di landing page usate per campagne temporanee, oppure di sezioni nate da esigenze editoriali momentanee. Il risultato, però, è sempre lo stesso: sono pagine presenti, ma scollegate, e quindi a rischio di essere ignorate da Google.

Perché sono un problema SEO

Dal punto di vista della SEO tecnica, le pagine orfane rappresentano una vera e propria zona d’ombra. Il fatto che non ricevano collegamenti interni comporta una serie di criticità che vanno ben oltre il semplice disordine strutturale.

In primo luogo, non beneficiano del PageRank interno: l’autorità che un sito può distribuire al proprio interno tramite i link viene completamente a mancare. Anche se una pagina contiene contenuti di qualità o targeting interessante, resta isolata e priva di “linfa” SEO, poiché non riceve alcun valore da altre sezioni del sito.

In secondo luogo, sono difficili da scoprire per i crawler. Google e gli altri motori di ricerca basano una parte importante della scoperta delle pagine sulla navigazione tramite link. Se una pagina non è linkata, rischia di essere esclusa dalla scansione, oppure di essere visitata molto più di rado, riducendo così le possibilità di indicizzazione e aggiornamento del contenuto.

Infine, dal punto di vista pratico, queste pagine rischiano di non portare traffico pur avendo potenziale, oppure, al contrario, di essere dei duplicati inutili che appesantiscono il sito. In entrambi i casi, intercettarle è essenziale per fare pulizia, recuperare contenuti utili e migliorare l’efficienza SEO complessiva.

La soluzione in 3 step con Screaming Frog

Individuare le pagine orfane non è semplice se ti affidi solo alla navigazione del sito o agli strumenti standard di analisi. Screaming Frog permette di rilevarle in modo preciso incrociando fonti diverse, di seguito la procedura:

1. Carica la sitemap XML

Il primo step è dire a Screaming Frog quali URL dovrebbero teoricamente esistere sul sito. Per farlo, puoi effettuare la scansione partendo dalla sitemap XML, che rappresenta l’elenco ufficiale delle pagine segnalate a Google. Questo passaggio consente di avere una base di riferimento ampia, che include anche quelle pagine non collegate internamente.

2. Collega le API di GA4 e Google Search Console

Una volta impostata la scansione della sitemap, il passo successivo è connettere le fonti dati più rilevanti: Google Analytics 4 e Google Search Console. L’obiettivo è capire quali pagine generano effettivamente traffico o impressioni, pur non essendo collegate internamente.

Queste integrazioni permettono di incrociare le informazioni raccolte nella sitemap con quelle derivanti dal comportamento degli utenti e dalla visibilità organica. Se una pagina compare in GA4 o GSC ma non ha link interni, allora con buona probabilità è una orphan page.

3. Avvia la scansione e attiva la Crawl Analysis

Terminati i preparativi, puoi avviare la scansione completa del sito. Una volta completato il crawl, vai su “Crawl Analysis” e seleziona l’opzione “Configure”. Attiva le fonti desiderate (GA4, GSC, Sitemap) e avvia l’analisi.

Terminato il processo, Screaming Frog mostrerà un elenco di pagine che risultano presenti nelle fonti esterne (sitemap, GA4, GSC), ma che non sono state scoperte durante il crawling tradizionale. Eccole: sono le tue pagine orfane.

Questa analisi incrociata è un punto chiave per fare emergere contenuti dimenticati ma potenzialmente preziosi. Potrai decidere se valorizzarli con nuovi collegamenti interni oppure archiviarli, in base alla loro utilità strategica.

4. Controllo dei dati

Se preferisci avere una panoramica di tutte le Orphan Pages scoperte da Google Analytics, Search Console e Sitemap.xml puoi utilizzare il report “Orphan pages”, documento che trovi nel menu principale.

L’ultima strategia possibile per scovare la presenza di Orphan pages (dopo la configurazione della Sitemap XML, API Google Analytics e Search Console API) è quella di utilizzare la scheda ‘Internal’ la quale include ogni URL trovato durante il crawl e “Crawl Analysis”.

Le pagine non trovate attraverso la scansione dei link interni avranno sempre un “Crawl depth” vuoto.

Vantaggi del gestire le Orphan Pages

Agire sulle pagine orfane è un intervento strategico che può migliorare in modo significativo la salute e la performance del sito. Una volta individuate, infatti, queste pagine possono essere rivalutate, collegate e rimesse in circolo — oppure rimosse se risultano superflue o controproducenti. I benefici sono numerosi, anche per chi lavora su siti di grandi dimensioni o con architetture complesse.

Il primo vantaggio riguarda la migliore scoperta e indicizzazione dei contenuti. Aggiungendo link interni verso le pagine orfane, si rende il lavoro dei crawler più fluido e si aumenta la probabilità che quelle URL vengano visitate e indicizzate correttamente da Google.

In secondo luogo, reintegrarle permette di ottimizzare la distribuzione del PageRank interno. Ogni nuovo link diventa un condotto attraverso cui far circolare autorevolezza verso pagine che prima ne erano completamente escluse. Ne risulta una struttura più equilibrata, con una migliore valorizzazione dei contenuti.

C’è poi un aspetto spesso sottovalutato, ovvero il recupero di risorse già esistenti. Le pagine orfane non sono necessariamente inutili: possono contenere articoli approfonditi, landing dimenticate, guide tecniche o contenuti editoriali rilevanti. Invece di creare ex novo, reinserire questi contenuti all’interno della struttura può portare risultati in tempi rapidi, sfruttando ciò che è già stato prodotto.

Migliorare la rete di collegamenti significa anche aumentare l’efficacia della navigazione, sia per i motori di ricerca che per le persone. L’utente può scoprire più facilmente contenuti pertinenti, restare più a lungo sul sito, ridurre la frequenza di rimbalzo. L’effetto indiretto è un miglioramento dell’esperienza e della percezione di valore.

Infine, identificare le pagine orfane ti consente di fare pulizia SEO: puoi rimuovere o consolidare contenuti duplicati, obsoleti o non più allineati agli obiettivi del progetto. Questo rende la tua strategia di internal linking più coerente, razionale e funzionale, rafforzando le pagine davvero strategiche per il posizionamento.

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