Recentemente abbiamo parlato dell’importanza della ricerca interna per la web analytics, analizzando come utilizzare i dati ricavati dalla ricerca interna dei visitatori del nostro e-commerce per migliorare i prodotti ed i flussi di navigazione del nostro sito.
Oggi parleremo invece di quale sia la connessione tra ricerca interna e SEO.
Connessione tra ricerca interna e SEO.
La ricerca interna sta diventando uno strumento sempre più importante.
Globalmente sappiamo che circa il 30% dei customer utilizza la ricerca interna e che il 14% circa delle conversioni proviene dalla ricerca interna.
Nel precedente articolo, abbiamo affrontato le problematiche che spingono un utente ad utilizzare lo strumento di ricerca interna, che spesso si traducono in una difficoltà nel trovare il prodotto o la categoria ricercata.
A volte la causa può essere dettata da un approccio sbagliato lato layout, in cui il disordine impedisce all’utente di raggiungere il target, altre volte invece la causa può essere un’alberatura troppo profonda che obbliga il visitatore del nostro e-commerce a compiere troppi passaggi per trovare ciò che sta cercando nel nostro catalogo.
Ma in un sito con ottima UX e struttura ottimizzata, come possiamo utilizzare questa mole di dati gratuita che ci forniscono i visitatori?
Uno dei vantaggi di cui possiamo usufruire e di cui si è già parlato è quello di analizzare il gap tra contenuti e intento di ricerca: possiamo infatti analizzare le query che vengono utilizzate nella ricerca interna per capire dove e come migliorare il contenuto testuale e quindi che keyword utilizzare per una determinata categoria o prodotto.
Come utilizzare al meglio i dati?
I dati che ci vengono forniti sono molto utili per analizzare le tendenze ed i prodotti più ricercati all’interno del nostro e-commerce.
Potremmo ad esempio modificare l’homepage per elencare subito i prodotti più popolari nella ricerca interna dandone così più risalto e mettendoli in evidenza.
Un altro vantaggio è l’analisi della CTR derivante dalla ricerca interna: se un prodotto riceve normalmente poco traffico, ma notiamo che possiede un alto CTR derivante dalla ricerca interna, potremmo decidere di migliorarne la visibilità all’interno delle sue categorie di appartenenza e puntare ad ottimizzarne la SEO (onsite ed offsite) per migliorarne la posizione in SERP.
Ultimo vantaggio, ma non per questo meno importante, è che possiamo agevolare questi processi e fornire una user experience migliore, utilizzando degli strumenti di ricerca interna con AI propria.
Recentemente l’AI negli strumenti di ricerca ha compiuto enormi passi avanti, permettendo di fornire risultati precisi ad intenti di ricerca generati da query errate o diverse dal contenuto presente sul sito (ad esempio digitando parole con errori o utilizzando sinonimi).
Come gestire le pagine di ricerca?
Spesso vi sarete chiesti: è corretto lasciare le pagine di ricerca aperte all’indicizzazione da parte dei motori di ricerca?
La risposta è nì.
La ricerca interna, soprattutto su siti di grandi dimensioni, può generare una quantità enorme di pagine con conseguente spreco di crawl budget. Google infatti potrebbe decidere di valutare queste URL come “di basso valore aggiunto” e di conseguenza influire negativamente sulla scansione ed indicizzazione del sito.
Il rischio maggiore del non monitorare questa mole di nuove pagine indicizzabili dai motori di ricerca è che si riduca notevolmente l’efficacia di questo strumento. Se da un lato ci permette di contribuire ad ampliare il campo semantico del nostro sito, dall’altro lato ha la tendenza a creare molte pagine di bassa o bassissima qualità che non soddisfano le esigenze degli utenti.
Inoltre i siti la cui ricerca interna è lasciata libera ed aperta all’indicizzazione, vengono attaccati da spam bots che creano automaticamente centinaia, se non migliaia di pagine con contenuti spam spesso legati al mondo della farmaceutica o del gioco d’azzardo.
Le soluzioni
Se si hanno le risorse per monitorare ed ottimizzare l’indicizzazione di queste pagine dobbiamo conoscere quali sono le regole da applicare alla gestione:
- Se il vostro sito possiede già una URL che soddisfa l’intento di ricerca, bisognerà applicare un redirect 301 verso la categoria, la categoria+filtro o verso il prodotto.
Non vi sono ragioni nel mantenere due URL che soddisfano lo stesso intento di ricerca e così facendo eviteremo possibili cannibalizzazioni e duplicazioni di contenuto; - Le pagine che non ottengono risultati vanno impostate automaticamente in noindex, follow;
- Aggiungere i dati strutturati nel sito in modo tale che Google possa decidere di aggiungere la casella di ricerca tra i sitelink nella SERP.
Se invece non si possiedono le risorse, il consiglio è quello di impostare in noindex le pagine ed i parametri di ricerca interna.
Recap delle best practices
Concludiamo con un elenco delle best practices per ottimizzare lo strumento di ricerca interna ed i dati da esso ricavati:
- Il box di ricerca deve essere ben visibile e offrire suggerimenti di ricerca predittiva basati sull’intento di ricerca;
- La funzione di ricerca deve correggere ed interpretare eventuali errori di ortografia, stopword, sinonimi, varianti;
- La funzione di ricerca deve dare delle alternative di navigazione alle ricerche con 0 risultati;
- Se le pagine dei risultati sono indicizzabili, bisogna gestire al meglio ciò che viene dato in pasto ai motori di ricerca, evitando quindi pagine vuote, spam, o contenuti duplicati di URL già esistenti nel sito;
- Impostare ed analizzare i KPI derivanti dalla ricerca interna per ottimizzare la gestione dei prodotti nel catalogo.